Cosa fare in caso di infortunio sul lavoro

Cosa fare In caso di infortunio sul lavoro, facciamo chiarezza.

Affrontare questo argomento è fondamentale, per quanto ci si possa preparare infatti accadono ed è di vitale importanza sapere quali sono le prime cose da fare in caso di infortunio.

A tal proposito, io e l’avvocato Rinaldo Sandri abbiamo inventato questo breve webinar per offrire la nostra conoscenza ed esperienza, affinché l’informazione prevenga gli errori, che in questo caso risultano fatali. Come già sapete, mi chiamo Claudio Delaini e sono ingegnere esperto in sicurezza industriale, mentre l’avvocato Sandri opera spesso in processi che riguardano gli infortuni sul lavoro.

Per una migliore schematizzazione, procediamo per domande e risposte.

Quando si può parlare di infortunio sul lavoro?

Si può parlare di infortunio sul lavoro in due casi diversi: infortunio in itinere e infortunio classico.

L’infortunio in itinere può essere considerato “infortunio di lavoro” solo nel caso in cui ci si faccia male nel tragitto da casa a lavoro a queste condizioni:

  • se non si fanno eccessive deviazioni;
  • se non si utilizzano mezzi che generano ulteriori pericoli;
  • se si è già nel selciato di una strada pubblica.

L’infortunio classico sul lavoro invece, consiste in tutte le volte che ci si potrebbe fare male lavorando. A seconda del fatto accaduto si potrebbe attivare o meno un procedimento penale o un risarcimento ad esso associato.

In quali casi, dopo un infortunio, si attiva la procedura penale?

Non esiste una regola, ma di certo nel momento in cui si contatta il 112 o il 118, molto probabilmente si avvieranno dei controlli, che spesso portano a dei procedimenti penali.

Ribadiamo che non c’è una regola, perché l’infortunio potrebbe essere:

  • accidentale, non permanente e non causato da attrezzature (solitamente in questo caso la procedura penale non viene presa in considerazione);
  • nel momento in cui la convalescenza dura più di 40 giorni o c’è anche una semplice frattura o una semi amputazione (danno biologico) invece, partirà un accertamento al quale potrebbe, con molta probabilità, seguire una procedura penale.

Gestire bene l’infortunio nell’immediato permetterà di evitare processi penali gravosi.

È funzionale, in caso di infortunio in itinere, cercare di mascherare le proprie mancanze?

È la cosa peggiore che si possa fare perché la verità si difende, la menzogna no.

Se venissimo scoperti, rischieremo di incorrere in sanzioni pesanti e soprattutto serviremo su un piatto d’argento la nostra responsabilità di quell’infortunio, la nostra colpevolezza. Se si mente, si perde la fiducia e qualsiasi versione si darà successivamente, farà perdere di credibilità.

Dunque, senz’altro la prima cosa da fare in assoluto è intervenire tempestivamente con la chiamata dei soccorsi per salvare il malcapitato. Per quanto riguarda il resto, sarebbe bene fare subito denuncia all’INAIL e fotografare lo stato del luogo in cui è avvenuto l’infortunio per documentare l’accaduto, evitando di modificare la macchina o qualsiasi altro strumento coinvolto.

Inoltre è molto utile scrivere un resoconto su ciò che è successo, specificando anche quali attrezzature utilizzava il danneggiato durante l’infortunio senza mentire.

I processi penali sono due: quali sono?

Il primo riguarda la violazione antinfortunistica che spesso si riduce a una semplice contravvenzione, mentre il secondo riguarda la lesione o l’omicidio colposo che vengono aggravati dalla violazione antinfortunistica. La scelta del tipo di procedimento penale su cui dirigersi è fondamentale. A chi spetta questa scelta? Spetta al datore di lavoro.

Nel momento in cui c’è un infortunio e degli organi di vigilanza controllano e mi sanciscono perché non ho fatto oppure perché ho fatto cose che hanno messo in pericolo la salute dei lavoratori, in base alla mia reazione si decide su quale strada voglio dirigermi. Se collaboro e cerco di conformarmi ai criteri di sicurezza stabiliti dalla legge, di sicuro avrò più probabilità di avere meno problemi in futuro.

Se invece aspetto per risolvere la situazione e magari succede un altro infortunio, in quel caso rischio davvero grosso, perché in ambito penale andranno a controllare la mia reazione durante il processo iniziale 758.

Qual è la differenza tra adeguamento e miglioramento?

Applicare delle migliorie su una macchina marchiata CE sostanzialmente non produce responsabilità. Tutt’altro, nel caso di una macchina fabbricata prima delle certificazioni CE. Qualsiasi azione applichiamo su di essa implicitamente prevede un’assunzione di responsabilità. In tutti i casi, dopo un infortunio qualsiasi modifica, che non sia conforme alle certificazioni e che viene applicata sulla macchina, rischia di essere vista come un adeguamento.

Quando avviene l’infortunio sul lavoro e sopraggiungono le autorità in azienda, come si deve gestire il fatto?

Quando in ambito lavorativo avviene un infortunio, il malcapitato si recherà in ospedale per ricevere assistenza e racconterà come è avvenuto il danno: a questo punto automaticamente si attiverà l’infortunio sul lavoro.

Successivamente a questa segnalazione, sul luogo del lavoro arriveranno le autorità preposte ad effettuare i controlli e i sopralluoghi. Gli enti di vigilanza che potrebbero intervenire sono l’ATS, l’ASL e l’ULSS oppure, se non ci sono tecnici disponibili, potrebbero intervenire anche i Vigili Urbani o i Carabinieri, in base alla gravità del danno e a chi è in grado di raggiungere il luogo in tempi più brevi.

Questi verificheranno le cause dell’infortunio, anche alla luce delle informazioni raccolte da testimoni oculari. Parallelamente faranno una richiesta documentale all’azienda e qui inizia il momento di difendersi.

È fondamentale valutare qualsiasi passo si compia da qui in avanti.

È molto importante consegnare la denuncia presso l’INAIL, compilandola con attenzione e nel migliore dei modi (di solito ad occuparsene è l’ufficio del personale o il commercialista). Bisogna valorizzare fin da subito le parti positive dell’accaduto e a tal proposito avvalersi di un perito di parte e di un legale permetterà di muoversi fin da subito nel migliore dei modi.

Leggi anche: Infortunio sul lavoro – Perizie e indagini

Quali sono i 6 casi di infortuni?

I gruppi che descrivono i 6 tipi di infortuni sono:

1) la mancata valutazione del rischio;
2) la mancanza della vigilanza tipica del datore di lavoro o del preposto o del lavoratore;
3) la mancata formazione e l’addestramento;
4) le attrezzature non conformi;
5) la gestione dei lavori in appalto;
6) elementi di  comportamento di preposti e lavoratori.

Quanti infortuni avvengono in un anno?

Rispondere a questa domanda in modo esatto non è possibile, in quanto esistono troppe variabili.

Attualmente è possibile contare esclusivamente gli infortuni di lavoro degli assicurati INAIL. Quindi i liberi professionisti, chi ha una partita IVA o in generale chi non è assicurato INAIL, anche in caso di infortuni molto gravi, non viene conteggiato nel numero di infortuni annuali.

Per fare un esempio:

  • se un libero professionista si dovesse fare molto male o, peggio ancora, dovesse morire mentre lavora in fabbrica, non verrebbe conteggiato tra gli infortuni annuali;
  • se un lavoratore dipendente si dovesse far male a causa di un incidente mentre guida per andare a lavoro, verrebbe inserito nella lista degli infortuni dell’anno.

In caso di infortunio in itinere, chiederanno sicuramente delle documentazioni. Cosa posso fare io prima per risultare preparato?

La prima fase della difesa sta nell’avere una documentazione precisa e conforme a monte. Per esempio, se tra le prime cose che mi richiederanno le autorità in caso di infortunio ci saranno le documentazioni che attestano la formazione e l’addestramento, io ho tutta la documentazione in ordine, disponibile e già pronta?

È fondamentale valorizzare, ancora prima dell’infortunio, il lavoro svolto nell’azienda, la formazione eseguita, l’attrezzatura specifica. Difendersi dopo molto tempo dall’accaduto, cercando di giustificare la conformità dell’azienda, risulterà essere molto difficile.

Ecco tutta la documentazione che dovresti raccogliere al più presto:

  • Attestati di formazione dell’infortunato;
  • Formazione di rischio generale;
  • Formazione di rischio specifico;
  • Registri dell’addestramento all’uso dell’attrezzatura (eventualmente) coinvolta nell’incidente;
  • Documenti sull’attrezzatura coinvolta nel danno;
  • Dichiarazione di conformità dell’attrezzatura;
  • Manuale di uso e di manutenzione
  • La targhetta che lo identifica deve essere correttamente attaccata al macchinario/strumento eventualmente sotto esame;
  • Registri di manutenzione dell’attrezzatura;
  • DVR aziendale;
  • MOGS;
  • Contratto di assunzione/ Contratto interinale/ Contratto di appalto con una cooperativa.

In questo senso puoi trovare maggiori informazioni sul nostro libro “Infortunio sul lavoro? Non fare lo struzzo!” in vendita su Amazon.

Suggerimenti su come muoversi in caso di infortunio in ambito lavorativo.

In caso di infortunio, l’organo di controllo esegue un controllo specifico di come è avvenuto l’infortunio. D’altra parte, la valutazione dei rischi spesso risulta essere più generica, non prevedendo nello specifico tutti i vari casi di infortunio. Come si può stilare una vdr più precisa?

Stilare una valutazione dei rischi che preveda anche situazioni cosiddette micro risulta impossibile perché i fattori da valutare sarebbero infiniti; tuttavia, nel valutare situazioni macro bisogna tener conto di un ampio spettro di situazioni.

In ambito formativo, a volte attestare lo svolgimento di un certo tipo di formazione specifica, per cui successivamente avviene un infortunio, si rivela complicato. Come si può fare?

Innanzitutto bisogna fare una distinzione tra formazione e addestramento. La formazione il più delle volte è formalizzata e riguarda il processo educativo che permette la trasmissione di conoscenze e procedure.

L’addestramento, d’altra parte, riguarda attività dirette, far apprendere ai lavoratori l’uso corretto di attrezzature, macchine, impianti, sostanze, dispositivi, anche di protezione individuale, e le procedure di lavoro.

La differenza sostanziale, in un datore di lavoro preparato e non, sta nel formalizzare anche l’addestramento.

Fare ciò permetterà di avere le carte giuste per difendersi in un eventuale infortunio. D’altronde risulta improbabile che l’addestramento non sia stato svolto, in quanto nessuno permetterebbe a un lavoratore di utilizzare un certo macchinario o una certa sostanza, senza prima avergli spiegato come possa fare.

Per la difesa del datore di lavoro, può essere utile svolgere una verifica dei comportamenti del lavoratore?

Certamente, tramite indagini intensive si può verificare se il lavoratore ha svolto la mansione così come è stato addestrato. Tuttavia, ciò che è più importante è che il datore di lavoro possa dimostrare di aver fatto tutto in conformità.

A tal proposito, ribadiamo che bisogna preventivamente avere disponibile tutta la documentazione che dimostri quanto suddetto.

Spesso l’Ats nei suoi controlli riscontra che l’organigramma di fatto è diverso da quello ufficiale. Come mai?

Il problema tipico del tessuto imprenditoriale italiano è la mancanza o la precarietà dell’organizzazione. In realtà per il corretto funzionamento, l’organigramma ufficiale è inattaccabile. E questo determina senz’altro maggiore sicurezza aziendale.

Quale differenza c’è tra nesso causale e posizione di garanzia?

La posizione di garanzia è debito di sicurezza, ovvero la responsabilità che ricade sul datore di lavoro, preposto, dirigenti, nei confronti del lavoratore. Il nesso causale è il legame che c’è tra causa ed effetto.

In ambito di sicurezza, il nesso causale descrive bene il legame che sussiste tra ciò che viene o non viene fatto e ciò che poi avviene a discapito della sicurezza. Il nesso causale può provenire dal datore di lavoro, come anche dal comportamento errato o negligente del lavoratore.

Leggi anche: Protezioni Macchinario e Nesso Causale – Sai di cosa parlo?

L’Ats dopo aver analizzato tutti i dati e tutti i fatti, indice il procedimento penale 758. Come funziona?

La risposta è che bisogna valutare di caso in caso e soprattutto di legale in legale. Alcuni avvocati sostengono che l’adeguamento della macchina dopo l’infortunio consenta al datore di lavoro di non subire un sequestro del macchinario e la possibilità di continuare ad usarlo.

Altri legali, invece, sostengono che il sequestro del macchinario ormai non avviene da anni e che l’adeguamento della macchina risulterà essere una vera e propria auto-condanna, in quanto si ammette la propria responsabilità nella non conformità dell’impianto. La macchina non va manomessa e se si è fatti tutti i dovuti passi precedentemente all’infortunio si può avere la possibilità di non subire processi penali gravosi, in quanto quest’ultimo sussiste solo in caso di violazione del rischio oppure se c’è una querela da parte dell’offeso.

Leggi anche: Perizia Infortunio grave sul lavoro – Chi è responsabile di cosa?

All’offeso vanno pagate le cure e tutte le altre prestazioni dopo l’infortunio?

Premettendo che i dipendenti vanno tenuti in gran conto sempre, non solo quando temiamo una querela da parte loro; tuttavia, questo gesto è frutto solamente del senso morale.

Non c’è nessun obbligo legale per far questo. Infatti il lavoratore legalmente non è più un soggetto debole, ma è un soggetto che ha comunque una sua responsabilità. Tuttavia, sarà sicuramente apprezzabile e di buon senso cercare di rimediare al danno, offrendo onestamente risarcimenti per i danni subiti.

Dunque chi paga gli infortuni sul lavoro?

Ci sono diversi casi e per sapere a quanto corrisponde la cifra è possibile consultare delle apposite tabelle:

  • Nel caso di infortunio per lavoratori assicurati INAIL, sarà l’INAIL stessa a risarcire il danno subito, ma successivamente chiederà i soldi indietro all’impresa tramite una rivalsa.
  • Altre volte, in caso di danno biologico, è l’azienda che deve pagare il danno differenziale all’infortunato.

In questo senso è molto importante sapere se si è assicurati sia contro la rivalsa INAIL e anche sul secondo caso.

Qual è la differenza tra il decreto penale di condanna e l’avviso di conclusione dell’indagine? E quali strade differenti si aprono alla luce di questi documenti che potrebbero arrivare dopo anni dall’infortunio?

Il decreto penale è un procedimento per così dire monco, perché si arriva a questa condanna senza sentire la difesa. A tal proposito, è un procedimento opponibile per 15 giorni.

D’altra parte, l’avviso di conclusione dell’indagine combacerà con i punti di colpa stilati dall’Ats in fase di indagine e si hanno 20 giorni per depositare la difesa. Depositare o meno sta nella sensibilità del magistrato in carica e di quanta possibilità ci sia per cambiare le carte in tavola o meno.

Perché si dice che il rito abbreviato è il rito dei colpevoli?

Non è detto, perché se si costruiscono delle linee di difesa solide prima del processo, spesso ci si avvarrà del rito abbreviato per snellire la faccenda.

Il patteggiamento possono averlo tutti?

A condizione che la persona offesa venga risarcita, si può richiedere un patteggiamento che di certo permetterà di accelerare i tempi processuali. Tuttavia, bisogna tener conto del fatto che non sempre l’azienda può permettersi il patteggiamento, perché questo significherebbe addossarsi troppe responsabilità che in fondo non ha in misura totale.

Può capitare che il processo venga archiviato?

Può succedere, senz’altro, ma solo e unicamente se si è lavorato bene in anticipo. La vera pena dell’imputato è affrontare per lunghi anni un processo infinito. Essere preparati in anticipo e muoversi bene appena dopo l’infortunio, permetterà di alleggerire questo carico e ridurre la pena dell’imputato. Accettare passivamente che il fiume scorra e accettare i tempi della giustizia italiana, è davvero poco accettabile.

Gli infortuni capitano, ma si gestiscono, non si subiscono.

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