Inail in Fabbrica: Verifica di Primo Impianto Apparecchio a Pressione

L’INAIL IN FABBRICA: VERIFICA DI PRIMO IMPIANTO DI APPARECCHIO A PRESSIONE

(Impara cosa succede, se non lo sai. Oppure metti in fienile una esperienza in più)

Oggi ti raccontiamo una avventura da crisi di nervi: la verifica, da parte dell’INAIL, della messa in servizio di un’attrezzatura a pressione, in fabbrica.

 

Forse ti è già capitato? Evento davvero istruttivo per imparare come vanno certe cose, tra complicazioni tecniche e burocrazia.

Se sei il delegato per la sicurezza te ne devi occupare. Di solito te lo dicono dopo che l’hanno già acquistata e la stanno installando o mettendo in marcia.

 

Quando in fabbrica si installa un apparecchio che va in pressione bisogna stare attenti che sia certificato giusto: deve essere marcato PED, che è la sigla che indica a quale normativa si è pensato nella progettazione e costruzione. E che ci siano tutte le carte previste.

E già questo mette tanta gente in crisi di nervi: mica si può avere il tempo di studiare una cosa così specifica. Bisogna per forza fidarsi del costruttore, di quello che vende.

Quando installano un ascensore in un condominio, il costruttore fa praticamente tutto lui, no?

Quindi, tu pensi, il costruttore dell’apparecchiatura, teoricamente, si è preoccupato di far avere al suo macchinario il certificato di conformità alla Direttiva PED per tubazioni e apparecchiature in pressione, e quindi si è già occupato di tutto, un tutto che è di sua sola competenza.

 

Sarebbe troppo facile.

Anche il costruttore ha i suoi casini: anche lui non riesce a sapere e controllare tutto e, con le norme che continuano a cambiare ed aumentare di numero, dovrebbe avere una squadra di burocrati in ufficio tecnico. Quindi anche lui fa quello che può.

 

Insomma si presenta in fabbrica questo ingegnere dell’INAIL, esperto in questi casini (e tu no), un po’ stufo di correre (perché poi sono sempre troppo pochi gli ispettori), che non ha ancora guardato niente delle carte e dell’apparecchio che deve mettere in regola.

 

Siete in ufficio: dalla parte della fabbrica ci sei tu, un po’ allarmato, e un tecnico della azienda che ha costruito e installato, che sta zitto zitto.

Tu pensi che starai a vedere quel che succede, e che, quando sarà il momento, li porterai sul posto a vedere, chiamando la manutenzione a dare una mano.

Insomma qualcosa di concreto: la tua azienda ha comprato una apparecchiatura regolare, le carte ti sono parse ok. Il costruttore ti ha rassicurato, sa quello che fa! E solo una formalità, dai!

 

Ma? Ecco l’inghippo!

 

Nel MANUALE il costruttore ha scritto tutto quello che ritiene necessario per garantire la sicurezza dell’impianto, da lui fornito. Ad esempio ha definito prudentemente la temperatura minima a cui deve stare il gas in pressione che arriva dal criogenico (tutti quelli che lavorano con l’azoto liquido sanno bene di cosa stiamo parlando!). Oppure le temperature entro le quali deve stare l’acqua di raffreddamento: deve raffreddare, e non deve vaporizzare! e quindi deve avere assicurata una portata tale da scongiurare che questo accada.

Sono cose che il costruttore pretende e che tu, come fabbrica, devi garantire! Ma tu mica lo sapevi. Mica leggi il manuale. Nessuno legge il manuale! Poi tu pensavi che tutto lo faceva il costruttore, è lui il competente.

Ecco il patatrac: l’ingegnere INAIL inizia guardando le carte. Nelle carte queste cose devono essere dichiarate e certificate, garantite da qualcuno.

Il tecnico dell’INAIL vuole che tutto quello che è scritto nel manuale dal costruttore del macchinario venga rispettato e dichiarato e certificato, altrimenti l’esito della verifica sarà negativo.

 

Così succede che non si va nemmeno a vedere l’apparecchiatura. Ti eri preparato a spiegare che va tutto bene, davanti a quella. Ma sulle carte sei indifeso, inerme.

Anche il costruttore non sa che dire… sul punto specifico non si riesce a controbattere: nessun dispositivo può bloccare gas troppo freddo, nessun dispositivo può garantire la portata di acqua di raffreddamento.

Di chi è la colpa?

Tu che dici?

 

Ora cosa si fa: l’apparecchiatura dovrebbe restare ferma, senza produrre. Invece serve.

Chi glielo dice alla proprietà, alla Direzione? Tu glielo dici. Auguri.

Quindi si continua a produrre in situazione irregolare. E intanto ci si gratta la pera per venirne fuori.

Era meglio fare come fanno in tanti? Acquistare e mettere in produzione senza essere in regola, stando al buio. Funziona per il costruttore, che pensa di starsene fuori in questo modo. Funziona per la fabbrica, che non ha rogne, almeno subito.

Chi rischia?

Il legale rappresentante, il Direttore… e anche tu, in parte.

Ma anche “in parte” non ti sta bene. Tu vuoi fare bene il tuo lavoro, non rischiare gratis.

 

Non sistemare significa essere esposti ad un rischio calcolato: se succede un guaio, anche in una zona vicina a questo macchinario, e ti chiedono le carte, viene fuori un casino. E bisogna spendere, senza poter prevedere prima quanto.

Certo è meglio che fare questi percorsi a metà strada: sperare che tutto vada bene lo stesso, senza preparare bene tutto, senza informarsi e provvedere.

Perché provvedere sapendo cosa fare –tra l’altro- costa pochissimo. Costa moltissima fatica certo, ma pochi soldi.

Ne vale la pena?

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