SGONFIARE LA PED? SI POTESSE !

SGONFIARE LA PED? SI POTESSE !

Ing. Aldo, il tuo collega Direttore nei casini

La Direttiva che regola i contenitori e le situazioni che abbracciano qualcosa, anche solo leggermente in pressione, è un vero incubo.

Se ti aspetti regole chiare, controlli facili, costi minimi: beh! Cambia mestiere.

Perché qualcosa in pressione in fabbrica c’è sempre: almeno l’aria compressa, l’azoto, o qualche gruppo frigorifero o una centralina oleodinamica con accumulatore.

Vediamo meglio: bisogna considerare serbatoi e bombole gas, estintori, reattori ed autoclavi, gruppi frigoriferi, polmoncini per compressori, silos e criogenici, reattori, colonne, scambiatori, generatori di vapore, autoclavi, pressofiltri, accumulatori a pressione, presse pneumatiche, essiccatori sotto pressione, estintori, generatori di vapore, silos a pressione, macchine per imbottigliamento bevande; tubazioni: trasporto fluidi in generale. E ancora accessori di sicurezza: valvole di sicurezza, dispositivi di limitazione attivati da pressione, temperatura, poi accessori a pressione: valvole, manometri, giunti di dilatazione e così via.

Difficile riuscire a non averci a che fare.

Quindi sei dentro? Vediamo cosa può capitare e come uscirne.

Aldo è un “giovane “ ingegnere, diventato Direttore di stabilimento in una azienda privata con una cinquantina di dipendenti.

Ha dovuto sistemare tante cose: ma soprattutto è riuscito a programmare la produzione e le macchine, ha incrementato il fatturato e sta facendo contenti gli agenti ed il servizio commerciale.

Quando è arrivato il numero indice di produzione e saturazione impianti viaggiava a buone cifre (65-75), ma non bastavano al Consiglio di amministrazione. Lui è arrivato a 83-87. Incredibile.

Si è conquistato una buona fetta della fiducia dei signori azionisti ( nove  individui che pensano solo alla saccoccia e al breve termine) e guarda con slancio al futuro.

Ha famiglia, due figli che vanno a scuola,  e non abita troppo lontano dalla fabbrica. E pensa tutti i giorni: “ ma io voglio lavorare bene, solo fare bene il mio lavoro. Non voglio rischiare, tentare avventure e magari – per poche migliaia di euro- guastare tutto il mio lavoro (non la chiama carriera). Di che tipo di avventure si tratta?

Tutti i Direttori di stabilimento lo sanno: significa rischiare sulla propria pelle alcune “marginali” eccezioni alle leggi.

Un esempio: far finta di fare della formazione, e invece far firmare ai dipendenti delle schede fasulle, dove risulta che sono state spiegate mille cose verificate con appositi test.

Lo fanno tutti: non c’è tempo per farlo e gli stessi operai non vogliono annoiarsi con i corsi.

Oppure: se qualcuno si fa male (poca roba, un taglio o una scottatura) mandarlo al pronto soccorso a dire che si è fatto male a casa, mentre faceva bricolage.

Poi ci sono piccoli peccati veniali: protezioni scomode rimosse su qualche macchinario, verifiche periodiche saltate senza se e senza ma, capi e preposti che non sanno lavorare e fare i capi (ma che sono eredità di vecchie gestioni). E poi gli stipendi: sarebbe da fare una seria manutenzione delle retribuzioni perché non rispondono più alla realtà quotidiana, e suscitano scontento e gelosie.

Aldo cosa può fare? Poco davvero.

Si comincia con un casino “piccolo”

I serbatoi in pressione nella zona stoccaggio, li ha trovati così, lui.

Aldo, quando incontra i colleghi, si informa e si confronta: “ma tu sei a posto con l’ISPESL? Tu fai le verifiche triennali? Cambi le valvole di sicurezza? Hai i calcoli del dimensionamento delle valvole di sicurezza?…” e quelli gli rispondono “Guarda che oggi c’è l’INAIL invece dell’ISPESL… ma è solo peggiorata la cosa: sono in pochi e non hanno tempo. Se li chiami mica vengono “

Insomma l’essere fuori regola è la norma. Anche stabilimenti grossi, con centinaia di addetti, hanno i recipienti in pressione non denunciati, senza matricola INAIL. E le valvole di scurezza: “…ma ti pare? Mica posso fermare la produzione e svuotare l’impianto per cambiare la valvola di sicurezza. Una volta ci mettevo un rubinetto per escluderla, ma non ne vale la pena: se ti pescano è peggio. E poi c’è sempre il rischio che il solito pirla si dimentichi il rubinetto chiuso.”

Se persino la mitica onnipotente multinazionale tedesca XXX non fa nulla, allora è così!

Aldo non si preoccupa. Mal comune mezzo gaudio. Mica possono chiudere tutti gli stabilimenti.

Invece arriva la ASL.

Perché devono controllare il serbatoio criogenico dell’azoto, chiamati dalla società che lo fornisce. E si guardano attorno.

Così vedono altre apparecchiature in funzione, che producono. E cominciano a fare domande.

Gli chiedono ovviamente “Dove va a finire questo azoto? A che pressione lo distribuisci? Dove sono i tubi?…” e così via.

Gli dicono che tornano per queste cose, per vederle con calma.

E comincia l’avventura. Tempi lunghi, ma che passano e bisogna fare qualcosa.

Aldo sa che “arriva sempre il giorno dopo”.

E comincia chiamando l’azienda che costruisce quelle apparecchiature in pressione. Loro sanno tutto, per forza.

Quelli invece fanno marcia indietro: gli dicono che è un suo problema. Che loro hanno fatto tutto quello che dovevano, sono a posto.

Le obiezioni del costruttore sono sincere e piene di stupore: “ma lei ne è sicuro? Ma da quando? Noi vendiamo così in tutta Europa, e nessuno ci chiede tutta sta carta… lei è l’unico!

…come non siamo in regola? Certo che lo siamo! I nostri clienti sono Spa di famosissime multinazionali, …come può essere?”

Ma poi si sono dovuti arrendere: dietro ad Aldo c’era l’INAIL (e noi).

E così Aldo scopre che la marcatura PED delle sue apparecchiature non è completa. Quella volta hanno tirato il pacco.

Così l’ing. Aldo, che è un ottimo direttore, si accorge che quando compri un macchinario e lo paghi bene, da azienda qualificata, non è detto che tu sia a posto. Il bidone è in agguato, per te che non conosci la PED.

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